Minali e l’etica d’impresa, convegno alla Fondazione Toniolo

“L’azienda non può essere intesa come una commodity ma come una community. Da manager sento la responsabilità di lasciare in futuro un’azienda che sia più forte e innovativa”. Parola dell’Amministratore Delegato di Cattolica Assicurazioni Alberto Minali che venerdì 10 maggio ha partecipato alla tavola rotonda “Mercati, Impresa, Lavoro: verso nuove assonanze etiche?” nell’aula magna della Fondazione Toniolo presso il Seminario Maggiore di Verona.
Un convegno organizzato per la conclusione del corso di perfezionamento in Etica d’Impresa “Giorgio Zanotto” dell’Università di Verona, Facoltà Teologica del Triveneto e Fondazione Zanotto, a cui hanno partecipato anche il direttore Hr di Pedrollo Spa Andrea Aldrighetti, il segretario generale di Adoa (Associazione diocesana opere assistenziali) Tomas Chiaramonte e il segretario confederale di Cisl Verona, Massimo Castellani.
A introdurre il confronto, il vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti che ha ricordato che “l’impresa è habitat ideale dell’etica, se per etica intendiamo ciò che favorisce lo sviluppo”. Il presidente della Fondazione Giorgio Zanotto, Carlo Fratta Pasini, nel suo intervento, si è soffermato sulla figura dell’ex sindaco veronese a cui è stato dedicato il corso: “Per Giorgio Zanotto il politico disponeva delle leve più dirette per intervenire sulla vita della gente, potendo fare il massimo del bene. Lui aveva una concezione nobile dell’economia, intesa come l’arte del fare cose importanti a favore del bene comune”. È stato poi il docente di Sociologia dell’Università di Padova, Daniele Marini a presentare i risultati di una ricerca sul mondo del lavoro: “La tecnologia cambia gli schemi cognitivi e i modi di vivere la realtà. Nell’arco di cento anni, si è passati dal concetto di classe dei lavoratori a quello di massa dei consumatori per arrivare al soggetto singolo e ai prodotti personalizzati”.
Soggetto al centro del Piano Industriale di Cattolica Assicurazioni, come ha ricordato l’Amministratore Delegato Alberto Minali: “Non siamo tutti uguali. Cattolica è fatta da persone diverse e per questo, ferme le tutele giurisdizionali, deve essere meritocratica. Ma siamo una società quotata e l’investitore su un mercato internazionale deve decidere se investire su di noi o meno: per questo motivo va prevista la remunerazione del capitale finanziario. Essere eccessivamente idealisti rischia di condannare l’azienda a non performare. Si ricordi l’esempio di Olivetti che negli anni Sessanta fu il primo a mettere al centro la persona: quell’azienda era la più tecnologica al mondo e non aveva messo al centro la persona a scapito del progresso”. Concetti che Cattolica ha tradotto in concreto, come ha messo in evidenza Minali: “Ai nuovi assunti chiediamo curiosità e coraggio di mettersi in gioco – ha detto -. Abbiamo investito sulle risorse umane. È stato realizzato un mercato del lavoro interno, il nostro Job Market, per dare la possibilità ai colleghi di mettersi alla prova in un ufficio diverso senza dover chiedere il permesso al proprio dirigente. In un anno e mezzo sono state circa 250 le persone che hanno colto questa possibilità. Inoltre, si è scelto di dare un’opportunità ai giovani che sono il nostro futuro: nello stesso periodo sono stati stabilizzati 64 ragazzi con il passaggio da contratti a tempo determinato a indeterminato. In ultimo, ricordo che lo sviluppo della tecnologia ha interessato anche la nostra Compagnia: mano a mano che viene introdotta, molte mansioni rischiano di scomparire. Attualmente siamo circa 1.700 persone e non è certo possibile abbandonare quei colleghi le cui mansioni diventano obsolete: per questo abbiamo puntato fortemente sulla formazione investendo 30 milioni di euro nel nostro Piano Industriale per il reskilling. Il successo di Cattolica è il successo della propria forza lavoro”.